30 de abril de 2014

PESOS Y MEDIDAS


Desde As Salgueiras seguimos con interés estudios y publicaciones relacionadas con el mundo de la infancia o la preadolescencia, como un modo de enriquecer nuestro trabajo e incorporar diferentes puntos de vista. Estos últimos meses hemos vivido la polémica en torno a los resultados del informe Pisa, que una vez más alerta de las deficiencias del sistema educativo español. En un estudio de Save the Children del año 2012, España ocupaba, tras Japón, el segundo puesto en la lista de mejores países para ser niño, por delante de Alemania, Italia, Francia, Canadá o Suiza. Como Save the Children valora tres factores en su estudio, salud, educación y nutrición, la diferencia entre este resultado y el puesto 25 al que caen los jóvenes españoles de 15 años en el informe Pisa resulta cuando menos llamativo. En el índice 2014 de Youthful Cities, que analiza las mejores ciudades para vivir si tienes entre 15 y 30 años, Toronto, Berlin y Nueva York ocuparon los tres primeros puestos de un ranking que tiene en cuenta la situación económica, el acceso a la cultura y la educación, los proyectos para la reducción de impacto ambiental o la calidad de los espacios públicos. Será interesante conocer el puesto que ocupa Madrid, que será evaluada en el informe del 2015.

Vista de una de las varias islas de Toronto
En todo caso, diseñar un estudio para evaluar un campo concreto de actividad o conocimiento supone un excelente ejercicio de racionalización. Decidir qué parámetros valoramos, y cómo los combinamos y ponderamos, nos obliga a reflexionar sobre los aspectos verdaderamente relevantes de nuestro trabajo. En ocasiones descubrimos que elementos que consideramos pilares fundamentales de la filosofía de nuestro trabajo carecen luego de un seguimiento, de un instrumento que mida su puesta en práctica en el trabajo final y el efecto en sus usuarios. 

Como en todos las cuestiones relacionadas con la infancia, los módulos de juego y los parques infantiles son analizados continuamente desde el punto de vista de la seguridad de sus elementos. También se ha incorporado instrumentos de certificación ecológica (la procedencia sostenible de las maderas o la huella de impacto hídrico son algunos de los elementos que guían el trabajo de nuestros comnpañeros de Galopín). 

A veces las deficiencias son, por desgracia, evidentes.
Pero sin negar la importancia fundamental de la seguridad y la sostenibilidad, en la evaluación de parques y juegos se echa en falta una valoración pedagógica más profunda y sistematizada. El juego es diversión, pero también desarrollo y formación. Cuando decimos que un juego se adapta a una edad no se está pensando solo en la talla física de los niños, sino en el modo en que se incardina en el proceso formativo, lo consolida y ayuda a llevarlo a un nuevo nivel. En este sentido, avanzar en criterios de evaluación pedagógica desarrollados por expertos parece una herramienta fundamental para avanzar en la mejora del diseño de juegos y parques. Analizando qué elementos favorecen el juego libre, el desarrollo de la cooperación, la asunción de autonomía y criterios semejantes, podremos diseñar mejores juegos y, sobre todo, mejorar en la combinación de elementos y módulos para crear parques más completos.

24 de abril de 2014

LA CITTÀ

La città, la cui vera natura è quella della coabitazione umana, espressione di colui che la costruisce e la vive, oggi sembra aver perso quelle valenze che ne avevano segnato la nascita e accompagnato lo sviluppo in dimensioni simboliche e territoriali.
Di fatto le odierne tipologie urbane corrispondono a quel modello sorto verso gli anni ’30. La città è organizzata per assolvere soprattutto funzioni, con una netta disarticolazione ed una conseguente marcata difficoltà per l’individuo di identificarsi nella cultura urbana generale.
In quest’ottica non ha messaggi da dare al cittadino se non quello identificato da Stroppa ne Il bambino e la città (Stroppa,1996) di cercarsi un proprio spazio (..) dove rifugiarsi dal pericolo della città stessa.
Tale spazio, anche qualora si trattasse di un’entità non fisica, assume allora significati simbolici nuovi e ruoli importanti nella vita individuale e collettiva.
La città, in questo senso, diviene espressione della vita sociale ed i suoi luoghi, soprattutto se non istituzionalizzati, rivestono ruoli e funzioni diversificate.
Ma in quale misura quanto si osserva oggi nelle città e nei suoi spazi concede al bambino di concretizzare quale soggetto attivo e non passivo le sue capacità potenziali? In quale misura sono riconosciute tali capacità potenziali al bambino disabile? (Stroppa, 1996)
Il problema era complesso e di non facile risposta già vent’anni fa ed è rimasto attuale e reale anche oggi, aggravato dal susseguirsi di un tempo in cui i bambini non hanno ancora avuto la possibilità di assumere completa visibilità, di un tempo in cui non abbiamo ancora imparato a ricercare e vedere soluzioni che sono a portata di mano ma, di fatto, sono percepite come irrealizzabili.
Nella città, bambini, adulti e anziani perpetuano il loro agire quotidiano, consapevolmente e inconsapevolmente la trasformano in terreno di esperienze, ma la società attuale, riconoscendosi nei tratti del sempre nuovo e del mutamento continuo, fa si che l’esperienza, sintesi di un percorso vissuto e sperimentato, viva un momento di atrofia. Quello che viene messo in discussione non è la capacità di conoscere e acquisire informazioni ma la possibilità di sedimentare l’esperienza.
L’esperienza in qualsiasi luogo avvenga è anche terreno prediletto dell’apprendimento in quanto comprende da un lato il momento dell’esercizio e dall’altro quello dell’elaborazione.
Perché allora l’esperienza è stata lentamente allontanata dalle proposte educative delle principali agenzie formative a favore di una dimensione prettamente cognitivo mentale ed astratta?
Perché considerando che per il soggetto in via di sviluppo il gioco e l’attività motoria sono le dimensioni basilari dell’esperienza non si è cercato di rispondere a questi suoi bisogni anche in luoghi estranei alle agenzie formative istituzionali? Perché nel nostro contesto sociale non si è riconosciuto il valore del parco giochi e, nella sua accezione più ampia, del giardino pubblico come luogo di apprendimento socializzazione, relazione e interazione?
L’area verde ha seguito nel tempo l’andamento architettonico delle città in cui è stata inserita, ricerca estetica e tecnica innanzitutto, ma pochi, se non del tutto assenti, reali progetti pedagogici in grado di rispondere alle rinnovate esigenze degli utenti.

adulti e bambini che giocano insieme

Se progettare significa anche predire, se consiste nel saper prevedere gli effetti di determinate scelte, questa consapevolezza deve essere necessariamente trasferita anche nella realizzazione dei parchi gioco e delle aree verdi, riconoscendone le ampie valenze sociali e pedagogiche.
Se all’area verde riconosciamo ormai tacitamente la sua funzione di favorire il contatto e comunicazione sociale, di consentire l’avvicinamento e il contatto diretto con la natura, di sviluppare un senso di appartenenza al luogo e di avere effetti positivi sul benessere e sulla salute dei cittadini, è arrivato il momento di riconoscere allo spazio giochi il valore pedagogico ed educativo che gli è proprio e di legittimarne i valori e le possibilità di apprendimento che si realizzano in questi luoghi.  Se è dentro la quotidianità che si vive e si cresce, allora è necessario che la considerazione efficientistica dell’utilizzo del tempo anche in campo educativo si trasformi,  allargando i propri confini valutativi anche verso spazi e tempi per i quali, purtroppo, non si è data una considerazione coerente con le effettive possibilità e opportunità  di apprendimento e di sviluppo.
Un luogo privo di barriere fisiche e simboliche in cui tutti i bambini abbiano opportunità di sviluppare un positivo vissuto sociale, di stare a contatto con la natura e di dispiegare il loro potenziale.

Quando finalmente riconosceremo che il parco urbano e più nello specifico il parco giochi, costituisce uno spazio di crescita, di sviluppo ma anche di collaborazione sociale e che a nessuno debba venir negata la possibilità di giocare, non solo per dispiegare il potenziale ludico ma anche per contribuire attivamente alla crescita ed alla salute di tutti i bambini allora avremo compreso il significato di una progettazione consapevole.

Daniela Beccari
LAUREA IN SCIENZE DELL'EDUCAZIONE 
indirizzo processi formativi e pedagogia speciale  

15 de abril de 2014

CUIDAR LA PRIMAVERA

Esta semana la ONU lanzaba una grave advertencia acerca de las amenazas reales que supone el cambio climático y la necesidad de apostar por un modelo de desarrollo que apueste por energías bajas en carbono, como la eólica o la solar, y reduzca el consumo de combustibles fósiles. Según uno de los presidentes del panel para el estudio del impacto del cambio climático de la ONU, Rajendra Pachauri, "no tenemos el lujo del tiempo". El conocido naturalista Joaquín Araújo sintetizó de manera poética la situación en una intervención televisiva en la que aseguró que "los que apuestan por los combustibles fósiles están asesinando la primavera".

El naturalista y divulgador científico Joaquín Araújo
En Galopín siempre hemos tenido claro que uno de los factores clave de nuestro modelo de negocio debía ser el respeto al medio ambiente. Por ello, hemos mantenido una participación activa en plataformas sectoriales y hemos buscado la colaboración y asesoramiento de expertos de las universidades o centros tecnológicos. En esta apuesta por liderar acciones que fomenten el desarrollo de métodos de producción lo más respetuosos posibles con el entorno, trabajamos actualmente en el desarrollo de una herramienta que mejore la eficiencia medioambiental y de la sostenibilidad de la producción de nuestras fábricas. 

Este proyecto ha sido aprobado y muy bien valorado por el Programa Torres Quevedo de la Secretaría General de Ciencia, Tecnología e Innovación dependiente del Ministerio de Economía y Competitividad. Gracias a ello se ha podido incorporar al proyecto a una doctora con amplia experiencia en la aplicación de metodologías de evaluación ambiental y de la sostenibilidad como herramientas de apoyo a la toma de decisiones para el ecodiseño de productos y procesos. Este hecho supone un hito de gran relevancia para Galopín, quien desde la modestia de su condición de PYME, siempre ha apostado por un modelo productivo en consonancia con los pilares del desarrollo sostenible. El reto más innovador que se plantea en el aspecto metodológico es integrar de forma efectiva y dinámica indicadores ambientales en el proceso de diseño y fabricación de nuevos productos. 

Se pretende que la herramienta obtenida sea de aplicación práctica; por ello, se procurará que sea lo menos compleja posible sin por ello renunciar al rigor científico en el que se debe basar. En este sentido, se considera que los indicadores pertenecientes a la denominada “familia de huellas” (“footprint family”) reúnen las características deseadas. Los tres pilares de esta familia de indicadores son: huella de carbono, huella ecológica y huella hídrica. Cada uno de ellos se expresa como un índice único y su alcance se puede delimitar en función de los intereses del estudio. El objetivo común de estos tres métodos es contabilizar la apropiación por el ser humano de los recursos naturales, si bien lo hacen desde puntos de vista diferentes: contribución al cambio climático del uso de los recursos, el área ecológicamente productiva que es explotada en el proceso de utilización de recursos y la presión sobre los recursos hídricos. Porque en Galopín queremos sumar nuestra aportación para preservar la primavera.

Autor: Galopín

11 de abril de 2014

SENSIBILIDAD Y SENTIDO PRÁCTICO

Una mujer camina por la orilla del Lago Victoria. Oliver Yanes
Hace unos días, nuestros compañeros de Gefico recibieron en las instalaciones de Cerceda la visita de una delegación de la empresa holandesa Dutch Water Limited. DWL trabaja en el desarrollo de modelos de suministro de agua potable a las poblaciones urbanas de Kenya, con una planta funcionando en Nairobi y proyectos para poner en marcha otras dos, en Mombassa, la segunda ciudad del país y Kisumu, un importante enclave portuario en la costa norte del lago Victoria. La firma holandesa considera que la tecnología de potabilización y filtrado que ha convertido a Gefico en un referente internacional en el ámbito náutico e industrial puede darle un nuevo impulso a su actividad.

Reparto de agua potable en un colegio de Nairobi
 En As Salgueiras nos ha parecido muy interesante la filosofía de la firma, que combina la apuesta por el I+D, con los modelos de desarrollo basados en la microeconomía y la sensibilidad propia de una ONG. De manera resumida, el modelo parte del desarrollo de un sistema de potabilización sencillo, con el menor coste de mantenimiento posible, junto con el diseño de una red de distribución de agua potable en grandes garrafas plásticas rellenables. El suministro no es gratuito. DWL cobra el litro a unos 3 céntimos y permite que otros distribuidores locales completen la distribución con una ganancia, vendiendo el litro a unos 5 céntimos. DWL actúa pues como un mayorista. La empresa no pretende obtener beneficios, y tiene firmado el compromiso de reinvertir en Kenya cualquier posible dividendo. La idea de cobrar parte no sólo de la necesidad de autosostenerse sino de contribuir a generar puestos de trabajo e impulsar la economía local. Al mismo tiempo, y a través de su fundación, DWL realiza campañas de captación de fondos que permiten, con microdonaciones, garantizar, por ejemplo, el suministro de agua a un niño, durante un año, por solo 10 euros. Como ejemplo del impacto del proyecto, los directores de los colegios señalan que el consumo de agua potable reduce el absentismo escolar, ya que elimina la mayoría de las enfermedades gástricas que padecen los menores, mejorando exponencialmente sus resultados escolares al garantizar una asistencia más regular a las aulas.

La plantilla de la empresa Dutch Water Limited en Kenya

El viejo proverbio oriental "no le des peces, enséñale a usar una caña", parece la mejor receta para impulsar el desarrollo de países del Tercer Mundo. Sin embargo, todavía hoy, muchas conciencias occidentales parecen apostar por la donación, por la asistencia, como fórmula para resolver los problemas derivados de siglos de explotación colonial (y lavar de paso algunas conciencias). Y en los países de destino, élites y corruptelas impiden muchas veces que la ciudadanía coja la caña con las manos. En As Salgueiras apoyamos sin reservas el trabajo de las ONGs y sus voluntarios, imprescindibles en momentos de crisis o como primer impulso para llamar la atención sobre las necesidades básicas de poblaciones en situaciones de riesgo. Pero también creemos que el único modelo de desarrollo viable pasa por iniciativas como la de DWL, modelos de desarrollo, gestionados por personal local, que caminan paso a paso por el mundo de la economía real para contribuir a un desarrollo autónomo y sostenible.

4 de abril de 2014

SIGUE LAS SEÑALES

En As Salgueiras no necesitamos que el calendario nos recuerde con una fecha concreta la situación de las personas con autismo y de sus familiares, ya que trabajamos con ellos, sobre todo a través de terapias equinas, a lo largo de todo el año. Pero cada 2 de abril, día mundial de concienciación sobre el autismo, es una buena excusa para reflexionar en voz alta sobre este peculiar conjunto de condiciones. Y para recomendar la excelente página web de Autismo España.




Los trastornos del espectro autista incluyen al menos tres grandes tipologías, según el estudio ya clásico de Lorna Wing del año 1988: personas que presentan trastornos en el reconocimiento social, otras que carecen de habilidades de comunicación social y un tercer grupo que engloba a quienes desarrollan patrones de conducta repetitivos, rutinarios, carentes de imaginación social.



Clase de apoyo a niños con autismo
Con diferentes gradaciones en cada caso, y como recuerda el lema de la campaña para la detección temprana de síntomas de autismo, "El autismo te habla. Sigue las señales". Una frase que, además de señalar la importancia de diagnosticar lo antes posible a los niños con síntomas de autismo para que  reciban una atención adecuada, sirve para recordar que estas personas sí se relacionan con su entorno. En As Salgueiras somos testigos de primera mano de la intensa comunicación, casi un entendimiento mágico, que establecen con los caballos. Y también comprobamos cómo reaccionan al contacto con la naturaleza. En cierto sentido, la reacción de los autistas ante un entorno natural no agresivo constituye uno de los mejores avales de la teoría del síndrome de déficit de contacto con la naturaleza que ha expresado Richard Louv, y al que ya nos hemos referido en este blog en otras ocasiones.

Pero lo que más nos gusta del lema es que pone el acento no en los pacientes sino en todos los demás, en el conjunto de la sociedad. El autista habla, somos nosotros los que todavía no hemos aprendido a entenderlo. Este cambio de enfoque nos parece muy interesante para mejorar el modo en que nos referimos a discapacidades, trastornos cerebrales o enfermedades raras. Estas personas ya realizan cada día el tremendo esfuerzo de encarar un mundo que no está hecho a su medida. Y somos nosotros los que debemos reconocer ese reto cotidiano ayudándoles a superarlo, facilitándoles el camino. En el caso del autismo, aprendiendo a escuchar e interpretar los peculiares mensajes cargados de repeticiones, silencios o gestos mínimos que, como un peculiar morse cerebral pendiente de descodificar, nos lanzan las personas autistas.